Lo Storytelling
Raccontare una storia. Carta e penna possono diventare una palestra quotidiana, momento di consapevolezza per mettere in fila i fatti, i ricordi, le emozioni antiche e recenti, i desideri e le speranze, le vecchie paure e i nuovi mostri.
A volte si sente il bisogno di raccontarsi: di raccontare sé stessi, di raccontare quello che ci accade nel momento esatto in cui lo si vive, oppure qualcosa che ci è accaduto in un tempo lontano, ma soprattutto tutto ciò che incide nella nostra sfera emotiva.
Alcuni scelgono di farlo con un professionista, col supporto di uno psicologo, che anche in situazioni di emergenza come quella che stiamo vivendo, attraverso la tecnologia, attraverso Skype o videochiamate non interrompe il fluire dei nostri racconti.
A volte però questo non succede, non è successo prima e adesso da soli in casa senza pc, o con una connessione lenta e con tanta paura di non farcela, è ancora più difficile.
Però all’Ansia, dell’emergenza poco importa, anzi si fa sentire prepotentemente, emerge anche quando potrebbe starsene buona in quell’angolo nascosto in cui l’abbiamo tenuta a bada per tanto tempo, forse troppo.
Fa capolino anche la paura di non farcela, sembra di vivere un sogno, privati delle minime libertà quotidiane, a volte le giornate assomigliano a un incubo in cui ci si può sentire costretti, non si riesce a gestire la paura o la tristezza, si rischia di somatizzare, di non stare bene insomma e magari di non sapere che fare.
A chi ci si può raccontare se questa non è una consuetudine, se la situazione non è favorevole alle relazioni, se queste ci mancano come l’aria e i contatti non sono concessi?
Carta e penna possono diventare uno strumento immenso per raccontarsi.
Un allenamento all’introspezione che favorisce l’elaborazione dei propri vissuti.
Il potere della scrittura è comprovato, sono numerosi gli esperimenti a favore di un uso terapeutico della scrittura, naturalmente in seno a un percorso di sostegno è evidentemente più funzionale.
Ma in attesa che la situazione torni a una nuova normalità, ci si può confrontare con questo strumento dalle mille funzioni:
– mettere in ordine i pensieri
– ripercorrere gli eventi che affiorano alla memoria
– dare un nome alle emozioni
– aiutarci a comprendere
– dare un senso a ciò che spesso appare confuso
– trasferire su un foglio sentimenti negativi
– guardarci dall’esterno
– giocare con la nostra creatività, e tanto ancora
Farlo nella riservatezza del setting psicologico, e in compagnia di una psicologa può diventare un’esperienza catartica, il punto zero tra un prima e un dopo.
Allora carta e penna ci aspettano; e se non saremo degli scrittori professionisti, avremo pur sempre almeno un lettore appassionato che coinciderà con l’autore. “Ogni vita merita un romanzo”, scrive Erving Polster.